C'è un famoso aforisma di Paulo Coelho* che sicuramente avrai già letto su qualche poster o meme che dice: “Se pensi che l'avventura sia pericolosa prova la routine. è letale”.
Questo perché colleghiamo il concetto di routine ad una costrizione negativa, opprimente ed è innegabile che per molti di noi sia così. Ne sono stato così a lungo convinto che sei anni fa lasciai il “posto fisso” per poter gestire il mio tempo con meno vincoli. Di tanto in tanto torno a parlare di questa scelta per vari motivi perché ha rappresentato un momento chiave per me e anche per le righe che stai leggendo o i video che stai vedendo. Volevo essere più libero.
Riguardandomi per un attimo indietro, però, non posso fare a meno di accorgermi di quante volte in questi sei anni io abbia cercato e talvolta sperato di trovare una routine. Sembra un paradosso, ma è così.
Se inizi ad approfondire il tema della gestione del tuo tempo ben presto incapperai proprio nella questione routine. Non c'è una persona di successo che nello svelarti i suoi segreti non inizi da lei, dalla routine. Ti dicono che è fondamentale averne una propria, senza la quale finisci per essere inghiottito o nella tua stessa libertà che ti porta a procrastinare (altra azione che conosco bene purtroppo) o in un'agenda di impegni urgenti che non portano mai nella direzione in cui vuoi andare veramente, ma verso decisioni prese da altri.
Insomma la routine serve per mantenere la rotta perché quando sei libero sei in mare aperto e anche se c'è vento tu non hai le vele.
Se ci pensi la routine non è per tutti, ma la sua assenza lo è ancor di meno. Questo è stato uno dei punti toccati ieri sera nell'intervista in diretta che ho fatto a Riccardo Prati, viaggiatore e scrittore e soprattutto uomo che ha abolito la routine dalla propria vita.