Stiamo facendo un po’ di zapping fra i momenti migliori di quest’anno, senza un particolare ordine cronologico - Pulp Fiction ha fatto molti danni, nella nostra psiche.
Quindi sì, allo Scudetto ci stiamo arrivando. Ma proprio come scopriamo il destino di Vincent Vega prima delle ultime scene del film, così dobbiamo andare temporeggiare ancora un po’ - prima di goderci la botta finale.
Perché lo Scudetto è stato celebrato in modo molto malinconico. Un po’ a causa della pandemia, che non ha permesso a tutto il popolo interista di scatenarsi dopo dieci anni di oblio, ma anche perché ci si rendeva sempre più conto che alcuni pezzi di quella squadra non sarebbero tornati a San Siro per l’anno successivo.
Certo, non ci immaginavamo di presentarci ai nastri di partenza della stagione successiva senza QUATTRO pilastri, ma tutti percepivano che qualcosa si fosse incrinato.
Ebbene, uno dei migliori momenti di quest’anno è stato scoprire che nel pianeta Inter ci fosse ancora vita. Un’estate martellante, uno strillo continuo. Poi il lavoro lontano dai riflettori, l’insediamento di Inzaghi e la ricerca di nuovi equilibri.
San Siro che torna a riempirsi, la prima esplosione di gioia con la prestazione straripante contro il Genoa - che fa intuire che si può vincere anche senza tutto quel che abbiamo perso.
Ma la prima parte di campionato aveva un appuntamento immancabile: passare il girone di Champions League. Con una squadra meno forte di quella dell’anno scorso, in un girone tutto sommato più abbordabile - anche perché lo Shaktar si è suicidato fin dalla prima partita.
Tant’è. La doppietta con cui Dzeko schianta gli ucraini e l’Inter strappa il pass per gli ottavi è stata la boccata d’ossigeno definita che ha permesso al nuovo fuoco interista di divampare in tutta la sua potenza. Dopo alcuni passi falsi, e troppi punti lasciati per strada nei big match, il meccanismo interista ha trovato una nuova forma. E al momento in cui scriviamo, ha una striscia aperta di 7 vittorie consecutive, 17 gol fatti e solo 2 subiti (con il Napoli, il 21 novembre).
La strada è ancora lunga, ma l’Inter c’è.